Don Giovanni Battista
Zuaboni
A trentaquattro anni, il
giorno dell'Immacolata del 1913, fra Giacomo
decise di riprendere il cammino della sequela
del Signore, dopo anni di abbandono della
pratica religiosa. Allora abitava a Brescia,
in Via Calatafimi, in un umile appartamento
contiguo a quello della sorella Maria. Cominciò
a frequentare la sua parrocchia, la chiesa
di San Giovanni Evangelista e lì
ebbe la fortuna di familiarizzare per una
dozzina d'anni con il Servo di Dio don Giovanni
Battista Zuaboni, curato della parrocchia.
Don Battista, nato a Vestone
(Bs) nel 1880, a diciasette anni era entrato
in seminario. S'era distinto per l'impegno
nei doveri, che esplicava con volitiva diligenza.
In un suo quaderno aveva fissato, a vent'anni,
il seguente proposito: "Fare santamente
tutte le nostre azioni grandi e piccole,
come San Giovanni Berchmans e San Luigi
Gonzaga". Fu ordinato sacerdote nel
1906 e inviato a Volciano (BS) come cooperatore
del parroco. Il paese viveva di industrie
cotoniere, che avevano portato ricchezza,
ma provocato disagi sociali. Don Zuaboni
per sei anni si occupò della gioventù,
organizzando la Società Operaia di
Mutuo Soccorso, i corsi di cultura popolare
e una scuola festiva per ragazze. Nel 1915
fu trasferito a Brescia, nella parrocchia
di San Giovanni, considerata una delle più
vivaci nella diocesi. Don Battista si dedicò
soprattutto alle persone di umili condizioni,
ma poi fu chiamato alle armi e prestò
servizio nell'ospedale militare allestito
nel collegio Arici. Questa destinazione
gli consentì di restare nella sua
parrocchia, a cui poteva riservare le prime
e le ultime ore della giornata. Celebrava
la messa alle 5.30 e poi restava in confessionale
fino alle otto, a disposizione dei penitenti.
Quindi scambiava la talare con la divisa
militare e si recava all'ospedale per l'assistenza
ai soldati.
In quegli anni, come fra
Giacomo racconta nel diario, egli si recava
giornalmente a San Giovanni verso le cinque
del mattino e vi restava fino alle otto,
quando tornava a casa per cominciare il
lavoro. Così, dal 1915 al 1928 Giacomo
e don Battista condivisero gli stessi orari
di preghiera. E' presumibile che anche Giacomo
si sia confessato da don Zuaboni; è
certo che da lui fu invitato a dedicarsi
ad opere di carità. Dal 1916 don
Battista divulgò in città
l'Unione Popolare, della quale il suo parrocchiano
Giorgio Montini era un esponente nazionale.
L'Unione promuoveva l'istruzione religiosa
dei ragazzi, la festa del Papa, i pellegrinaggi
per gli Uomini Cattolici, la difesa dei
valori cristiani. Nel 1923 don Battista
organizzò a San Giovanni le Settimane
Sociali bresciane, per dare coscienza e
formazione ai cattolici. Contemporaneamente,
con il suo esempio e la catechesi, irradiava
una profonda pietà eucaristica e
un affetto filiale alla Madonna. La peculiarità
di don Zuaboni fu l'impegno verso le donne,
al fine di prepararle "professionalmente"
alla vocazione di spose e di madri. Nel
1918 aveva inaugurato la "Scuola della
Buona Massaia", ideata per le ragazze
più esposte ad una vita non dignitosa.
Promosse corsi per fidanzati e fondò
l'Istituto Pro Familia. Nel 1930 ottenne
l'approvazione ecclesiastica per la Compagnia
della S. Famiglia, ideata per persone consacrate
all'assistenza delle famiglie.
Questa era l'atmosfera spirituale
che Giacomo respirava nella sua parrocchia
e in particolare nel contatto quotidiano
con don Battista, dal quale progressivamente
fu indotto a testimoniare un cristianesimo
interiorizzato e pugnace. Alcune note temperamentali
li accomunavano: tutti e due erano molto
modesti, parchi di parole e indefessi nelle
opere, assidui nella preghiera, dolci con
i sofferenti. Giacomo seguiva don Battista,
il quale lo invitava alle conferenze, alle
adorazioni, alle pubbliche manifestazioni;
lo incaricava di visitare famiglie povere
e di occuparsi dei ragazzi che non frequentavano
il catechismo.
Il 25 settembre 1993 a Brescia
si concluse il processo canonico diocesano
sulla vita, le virtù e la fama di
santità del Servo di Dio don Zuaboni.
Per tredici anni don Battista
e Giacomo furono in contatto quotidiano,
in un reciproco influsso che noi non riusciamo
a soppesare. Fra Giacomo ebbe familiarità
con altre sante figure: Giorgio Montini,
don Giovanni Battista Montini, p. Dionisio
Vicente. Il Signore gli fece incontrare
uomini pieni di vangelo, per confermarlo
e perfezionarlo nell'adesione a Lui. |

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